Giulio Einaudi editore

Frisk

Il romanzo di una perversione
Copertina del libro Frisk di Dennis Cooper
Frisk
Il romanzo di una perversione
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La storia di un desiderio assoluto fino all'orrore, che non lascia spazio al sentimento. Sullo sfondo della scena gay piú marginale, il libro che rinnova e rovescia il cliché del "romanzo di formazione" con protagonista un ragazzo smarrito nel buio.

1997
Stile Libero
pp. 181
€ 6,71
ISBN 9788806144067
Traduzione di

Il libro

Dai tredici ai trent’anni, il romanzo di un ragazzo ossessionato da fantasmi di morte. La storia di un desiderio assoluto fino all’orrore, che non lascia spazio al sentimento. Sullo sfondo della scena gay piú marginale, il libro che rinnova e rovescia il cliché del “romanzo di formazione” con protagonista un ragazzo smarrito nel buio. Frisk indaga su cosa accade quando la sessualità non si accontenta piú di esplorare la superficie di un corpo, e vuole, alla lettera, scoprire cosa c’è dentro. Leggere questo libro è come assistere ad una delle performances artistiche piú provocatorie: dalla body art, al punk, fino alle foto di cadaveri di Andres Serrano. Un intero continente di sensibilità artistica del Novecento costeggia i territori delle realtà ultime: il corpo e la morte. E sul mistero dell’immagine fotografica di un corpo (forse) morto si apre e si chiude Frisk. Quando Dennis, il protagonista, ha tredici anni, la sua psiche è segnata dalle foto snuff di un ragazzo che sembra essere mutilato in modo innominabile. Piú tardi scoprirà che era ‘solo’ un set, che il ragazzo stava recitando una parte. Ma quelle foto sono il pretesto che serve alla sua mente per fissarsi sul desiderio di aprire il corpo dei suoi amanti, in una sete narcisistica di conoscenza di se stesso. Per permettere a Dennis di non soccombere alla follia, i suoi amici ricostruiranno per lui la finta scena di morte iniziale, liberandolo. Ma questo avviene solo alla fine: per buona parte del libro il lettore non sa se Dennis sogna o se uccide davvero. Ecco perchè Frisk inquieta, perché costringe a guardare in faccia quelle fantasie atroci come se fossero vere, nell’ipotesi che anche la nostra mente, cosí normale, non sia poi tanto lontana dal concepirle.