Giulio Einaudi editore

L’artista della sparizione

L’artista della sparizione
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L'anziano custode di un museo di oggetti dimenticati, la traduttrice che scopre la potenza e l'impotenza di dar voce alla voce altrui, l'eremita misterioso che nell'isolamento delle cime himalayane allestisce altri mondi: i protagonisti delle tre novelle di questa raccolta di Anita Desai spariscono nelle pieghe di un'India sempre piú minacciata dall'avanzare del nuovo, e sparendo s'impongono all'occhio e alla memoria.

2013
L'Arcipelago Einaudi
pp. 160
€ 13,50
ISBN 9788806209124
Traduzione di

Il libro

Tre novelle, un trittico, o meglio un retablo a tre ante sulle quali Anita Desai dipinge tre personaggi silenziosi, tre figure marginali alle prese con valori e disvalori dell’India contemporanea. Ambientate in luoghi dove si stende l’ombra lunga della storia, le tre novelle descrivono spazi fisici e mentali sui quali tuttora incombe il passato. Ne sono protagoniste figure indolenzite, un anziano custode, una traduttrice frustrata e un artista segreto, ognuno a suo modo maestro della cancellazione di sé. E che tuttavia proprio cancellandosi impongono la propria presenza, una sorta di corporeità dell’ombra.
Nel Museo dei viaggi ultimi, anta sinistra del retablo, un funzionario governativo viene invitato in una scolorita dimora a visitare i tesori collezionati da un padrone nomade e assente. Gli fa da guida nelle innumerevoli stanze un anziano custode, mentore che nulla ha da invidiare al Virgilio che accompagna Dante dagli inferi alle porte del Paradiso. Porte custodite, qui, da una figura sorprendente quanto inattesa, l’incarnazione stessa della storia e della simbologia indiana.
In Tradurre, tradursi, l’altra anta del retablo, un’insegnante di mezz’età si misura con il mestiere di traduttrice ma, incoraggiata dai primi risultati e da un inedito senso di autorealizzazione, comincia a confondere la linea di confine fra chi scrive e chi traduce, fra pagina bianca e pagina già zeppa di segni. Mettendo cosí a repentaglio i suoi risultati, annichilisce i propri desideri.
Tra le cupe velature delle ante laterali, si staglia il pannello centrale del retablo, quello che dà titolo all’opera, L’artista della sparizione. Ravi, il protagonista, vive come un eremita in quel che resta della casa di famiglia tra le cime himalayane. Dedicandosi al silenzio e alla solitudine ma anche all’allestimento di un rifugio segreto nei boschi. Quando una troupe di documentaristi di Delhi s’insinua in quel luogo appartato, lui si isola sempre piú lontano, fino a sparire. E i colori si schiariscono, si addensano, filtrati dalle luci.
Anita Desai fa sfoggio di tutto il suo talento pittorico in queste narrazioni dove la scrittura dischiude un mondo e lo rende visibile, una visibilità che ha qualcosa di straziante e qualcosa di magico. Come in tutte le sue opere, Desai esige una lettura intima, un ascolto da vicino. La disponibilità di chi legge a intessere e ricordare.

Anna Nadotti

***

«Anita Desai è una degli eredi di Tolstoj. Una scrittura altrettanto sensuale, profonda e misteriosamente percettiva».

«The Times»

***

«C’è una grande eloquenza e un’ampia gamma di emozioni in ognuna di queste novelle, che condividono un umorismo arguto e sbieco, e grande eleganza espressiva. Le storie che ci raccontano meritano lo sforzo di ascoltare da vicino. In altre parole: se Desai vi sembra una scrittrice quieta, vuol dire che non sapete ascoltare».

«The New York Review of Books»

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