Giulio Einaudi editore

Quasi due

«Non vedo l'ora di stringere tra le mani le piume di un colombo nemico».

Darioush si getta nella vita con allegria, combinandone di tutti i colori. La sua testa è piena di storie e di eroi, di film d'azione e di grandi imprese. Ben Hur per lui è come Dio, come Cassius Clay, come suo zio che gli regala i colombi e gli insegna a farli volare sui tetti di Teheran. Tutto lo infiamma, anche la religione come gliela insegnano a scuola, nei due poli inconciliabili del misticismo e dell'integralismo. Ma cosa può succedere a un ragazzino desideroso di avventure quando attorno a lui scoppia una guerra vera?
Un romanzo fulmineo, vibrante, che racconta la forza e la debolezza dell'adolescenza, quel momento irripetibile in cui il nemico è soltanto un avversario con cui condividiamo la voglia di giocare.

2012
eBook
pp. 144
€ 9,99
ISBN 9788858405581

Il libro

Per fabbricare una molotov può risultare fondamentale una manciata di sapone, proprio quello che le mamme usano per il bucato. Darioush l’ha imparato durante i giorni concitati della Rivoluzione, e ora vuole confezionarne una con le sue mani per punire in maniera spettacolare il figlio del pollivendolo che ha ucciso uno dei suoi adorati colombi.
Per Darioush il «gioco dei colombi», il piú popolare sui tetti di Teheran, è una gioia complessa, che ha a che fare con la guerra e con la fantasia: gli permette di volare in cielo secondo le regole della terra, di combattere, fremere, tubare, catturare prede nemiche.
Ma la verità è che Darioush non fa che combinare guai, nel tentativo maldestro d’imitare i suoi film preferiti, quelli che ormai circolano quasi clandestinamente.
Compagno inseparabile, Zal, che sarebbe disposto a seguire Darioush in qualsiasi impresa, persino sulla prima linea del fronte. È cosí che si ritrovano in mezzo alle bombe vere, quelle irachene, dopo aver tanto giocato alla guerra. Ed è cosí che nella loro testa i martiri bambini di cui parla l’Ayatollah possono prendere il posto degli eroi del cinema. Ma il nemico, alla fine, ha tutta l’aria di uno come loro due, che parla una lingua diversa eppure ha negli occhi la stessa irriducibile vitalità.
Con la sua scrittura rapida, vivida, tutta scene, capace di seguire un’esistenza nei suoi ritmi, Hamid Ziarati torna a raccontare l’energia dei ragazzini, restituendone la spensieratezza, l’incoscienza, ma anche lo smarrimento di fronte alla cieca perentorietà dell’integralismo religioso. Aiutandoci a capire con la pura forza della narrazione quanto possa essere superficiale il nostro sguardo sui mondi che non conosciamo.

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