Giulio Einaudi editore

Il silenzio di Mosca

Tre conversazioni
Copertina del libro Il silenzio di Mosca di Marina Jarre
Il silenzio di Mosca
Tre conversazioni
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Marina Jarre riavvolge in tre «conversazioni narrative» la matassa di una memoria attenta, che torna sui nodi di una vita - l'amore, la guerra, la solitudine, l'amicizia - con l'esprit e la profondità di sempre.

2008
L'Arcipelago Einaudi
pp. 194
€ 12,50
ISBN 9788806192389

Il libro

«Rimanga dunque intanto una fiaba ai miei nipoti, una fiaba che parla di piante, di animali e d’amore. Di solitudine. D’amore con qualche inevitabile, selvaggia complicanza, è ovvio. Le nonne si nascondono nelle fiabe che raccontano, non diversamente la nonna di Cappuccetto Rosso si nascondeva nella pancia del lupo».
È uno sguardo acuto e sorridente, quello che Marina Jarre posa sul passato in questo piccolo libro di straordinaria intensità. Pagine apparentemente divaganti, colme di spirito e d’intelligenza, raccolte in un progetto assai preciso che ha a che fare con la vecchiaia e con la memoria, con la voglia di rinunciare all’unicità della propria voce per ospitare le parole degli altri: «la mia pagina non può che sbriciolarsi nei frammenti dei ricordi altrui».
L’autrice sceglie così di raccontarsi in tre «conversazioni narrative».
Nella prima (Sulla guerra, con Pavel) il tema è la guerra – un’angoscia che permane, un dolore indistruttibile – rievocata attraverso una scena drammatica e irreale: una sfilata di prigioneri tedeschi per la periferia e il centro di Mosca il 17 luglio del 1944 (i vincitori vinti che sfilano davanti ai loro nemici, nel cuore della città che non sono riusciti a conquistare), 57600 uomini che camminano nel silenzio più assoluto, «soldati banalmente vinti, non partecipi di un qualsiasi mito, massa informe, sospesi durante quella giornata in un vuoto di abominio».
La seconda (Sulla guerra, sull’amore, sulla solitudine, con Patti) ruota intorno ai tanti distacchi della vita: il primo amore, la vedovanza, ma anche gli animali e le piante amate, per arrivare a tutti quelli che saremo noi a lasciare.
Nella terza (Sull’amore, sull’amicizia e sulla guerra, con Gino) si racconta una storia d’amore lunga sessant’anni: il giovane Gino Moretti apparteneva all’83a compagnia dei telegrafisti in marcia in Ucraina con l’alleato tedesco nel 1942, e scrisse alla moglie Anita 144 lettere in dieci mesi. Rileggere insieme a lui quelle parole dopo tanto tempo rappresenta un’occasione per riflettere sulla vita intera. Sui momenti difficili, sulla durata, sulla passione, sulla caducità. Sui fili segreti che stanno tesi dentro ogni matrimonio.
Sono dunque i piccoli immensi nodi di cui è fatta la vita a scorrere in queste pagine impertinenti e vere. D’altra parte, come osserva Marina Jarre, «ogni tanto mi accade ancora di chiedermi quando scoprirò che la vecchiaia è quel dono di serenità e saggezza che ci è promesso lungo la vita come agognata meta finale. Mi pare di non essere né saggia, né serena».

«La mia vita è stata un’unica giornata, a sera chiuderò l’uscio e andrò a dormire. In questa sola giornata si raccoglie quel dolore nudo, spoglio degli orpelli delle cerimonie e dei ricordi personali, ma come riversato in un bacile che continua a colmarsi dell’indistinto e non distinguibile dolore di tutti».