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Attentato alla Sindone
Dall'autrice di Il principe scalzo e moltri altri romanzi di successo, una coinvolgente elaborazione romanzesca in cui è la realtà piu attuale a costituire lo spunto di partenza. Un cortocircuito tra la dimensione del racconto e dell' immaginazione e un inesplicato caso di distruzione, per poco evitata, di un bene religioso e culturale senza paragoni.
Il libro
Al centro della vicenda, un enigma. L’enigma si riferisce alle recenti vicissitudini della reliquia, l’incendio della cappella in cui era, o doveva essere, custodita e alla conseguente distruzione della bellissima cupola del Guarini. Tentativo di furto della Sindone? Volontà perversa di far scomparire per sempre un’opera d’arte di incomparabile valore? O l’azione vandalica di qualche balordo? Scartata l’ultima ipotesi, come pure l’accidentalità dovuta a circuiti o fornelletti scalda-vivande dimenticati accesi nelle soffitte dell’attiguo Palazzo Reale, una coppia di improvvisati investigatori formula altre, piu inquietanti ipotesi. Lui è un maturo e un po’ nevrotico professore di storia delle religioni e ha il suo studio al quinto piano di Palazzo Nuovo; lei è una giovane germanista legata al collega da un blando rapporto sentimentale. Le loro indagini, alquanto svagate e molto dilettantesche, li portano a incontrare personaggi ambigui, come un cronista del maggiore quotidiano cittadino, o decisamente sospetti come quelli che si riuniscono segretamente tra le fredde mura della Accademia delle Scienze. L’azione scende dalla superficie della città, dalle vie del centro storico, di cui compaiono alcuni monumenti, ai percorsi sotterranei, oscuro «doppio» della città, in cui i protagonisti dell’investigazione fanno incontri sconvolgenti, come masse di ratti in fuga di fronte agli spari di una mitraglietta, e gli stessi sparatori piu inquietanti ancora dei ratti. L’ avventura si conclude con un rapimento, che riporta la scena alla Accademia delle Scienze, sventato dall’intervento del professore, che il pericolo corso dalla sua amica ha repentinamente tirato giu dalle nuvole in cui tende a soggiornare. Un romanzo intessuto di una bonaria ironia che stempera l’orrore del labirinto sotterraneo della Torino infera e sfocia con ovvia naturalezza in una cena nelle Langhe con divagazioni sui tartufi bianchi e neri.