Giulio Einaudi editore

Lezioni di letteratura

Berkeley, 1980
Lezioni di letteratura
Berkeley, 1980
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Leggendo questo libro, conosceremo un Cortázar inaspettato, «il professore meno pedante del mondo», un amico che ti comunica la sua esperienza di scrittore con folgorante vitalità, rendendo evidente come solo la letteratura sia in grado di aprire le porte di una realtà piú ricca e spesso piú bella.

2014
Saggi
pp. XVIII - 230
€ 29,00
ISBN 9788806220310
Traduzione di
Introduzione a cura di
Prefazione a cura di

Il libro

Berkeley, Università della California, autunno del 1980. Al culmine della sua carriera di scrittore e dopo essersi negato per anni, Julio Cortázar accetta finalmente di tenere un corso universitario di due mesi negli Stati Uniti. Il gruppo di studenti che ogni giovedí lo ascolta con crescente trasporto ben presto capisce che le lezioni dello scrittore argentino non saranno per nulla cattedratiche, ma un autentico dialogo sulla letteratura e sul mestiere di scrittore: un grande autore condivide con dei giovani il mistero della creazione letteraria, illustrando loro quali sono gli ingredienti che compongono la buona letteratura. Molti i temi trattati: le caratteristiche del racconto fantastico; la musicalità, lo humour, l’erotismo e il gioco in letteratura; l’intricato rapporto tra immaginazione e realtà; le trappole del linguaggio; ma c’è spazio anche per la passione politica, la musica, il cinema. Inoltre, raccontando la sua evoluzione di scrittore, Cortázar analizza la propria opera, circoscrive il segreto di quei suoi racconti cosí perfetti; e poi, come sono nati i leggendari cronopios? qual è l’intimo significato di Rayuela? che sfide ha posto il Libro di Manuel? Queste lezioni provano una volta di piú ciò che ogni suo appassionato lettore sa da sempre: che Cortázar non smette mai di interessare e sorprendere – del resto, come diceva Roberto Bolaño: «Cortázar es el mejor». Cosí, leggendo questo libro, conosceremo un Cortázar inaspettato, «il professore meno pedante del mondo», un amico che ti comunica la sua esperienza di scrittore con folgorante vitalità, rendendo evidente come solo la letteratura sia in grado di aprire le porte di una realtà piú ricca e spesso piú bella.

***

«Ho avuto un incidente di moto a Parigi nell’anno ’53, un incidente stupidissimo del quale vado molto orgoglioso perché, per non ammazzare una vecchietta (dagli accertamenti della polizia è risultato poi che era davvero molto vecchia, confondeva il verde con il rosso e quando le luci sono cambiate aveva creduto che toccasse a lei attraversare, mentre ero io, invece, quello che poteva passare con la moto) ho cercato di frenare e di evitarla, tirandomi addosso la motocicletta e un mese e mezzo di ospedale. In quel mese e mezzo con una gamba rotta malamente (capite che quando a me si rompe una gamba si rompe tanto, è una superficie molto ampia), con una infezione, una quasi frattura del cranio e una febbre spaventosa, ho vissuto vari giorni in uno stato di semi delirio in cui tutto ciò che mi circondava assumeva contorni da incubo. Alcune cose erano bellissime, per esempio la bottiglia dell’acqua la vedevo come una bolla luminosa, mi piaceva moltissimo la mia bottiglia dell’acqua, che riuscivo a vedere girando la testa. Stavo lí comodo e tranquillo e di colpo mi sono visto nel letto; in quel momento, il peggiore dopo l’incidente, tutto è stato lí, di colpo ho visto tutto quel che succedeva, il meccanismo del racconto perfettamente concluso, e non ho dovuto far altro che scriverlo. Anche se vi sembrerà un paradosso, vi dico che mi vergogno a firmare i miei racconti perché ho l’impressione che me li abbiano dettati, di non essere io il vero autore. Non mi vedrete mai arrivare qui con un tavolino a tre gambe, ma a volte ho la sensazione di essere un po’ un medium che trasmette o riceve qualcosa».

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