Giulio Einaudi editore

L’arte della fame

Incontri, letture, scoperte. Saggi di poesia e letteratura
Copertina del libro L’arte della fame di Paul Auster
L’arte della fame
Incontri, letture, scoperte. Saggi di poesia e letteratura
indice
Mondadori Store Amazon IBS La Feltrinelli Librerie.Coop

Che cosa ama leggere un romanziere? Quali sono le sue passioni letterarie e artistiche? Da Kafka a Hamsun, da Jabès a Perec, da Mallarmé a Ungaretti a Celan, e ancora a Charles Reznikoff, Laura Riding e Jean-Paul Riopelle, i volti e i libri che hanno segnato un autore.

2002
Supercoralli
pp. 238
€ 17,00
ISBN 9788806145262
Traduzione di

Il libro

Come ben sanno i suoi lettori, nell’opera narrativa di Paul Auster la grande letteratura del passato diventa spesso materia romanzesca. Non semplice citazione, ma terreno fertile di nuovi intrecci e invenzioni originali. Cosí è stato per il Don Chisciotte nella Città di vetro, cosí lo saranno le Memorie d’oltretomba di Chateaubriand nel nuovo romanzo, di prossima pubblicazione, Il libro delle illusioni.
L’arte della fame presenta per la prima volta ai lettori italiani una ricca e inedita rassegna delle passioni – letterarie e non – di un famoso narratore e uomo di cinema e le sue riflessioni sulla natura dell’arte. Insieme penetrante e sfumata, la voce di Auster ci parla infatti senza aderire a particolari «scuole», ma con energia e indipendenza di giudizio, invitandoci a riletture spesso sorprendenti di classici moderni: da Kafka a Hamsun, da Jabès a Perec, da Mallarmé a Ungaretti a Celan. Oppure evidenziando, in una lunga e tesa panoramica, gli storici rapporti di filiazione e contrasto fra poesia in lingua francese e in lingua inglese. Altrettanto, se non ancor maggiore interesse, rivestono gli interventi dedicati a poeti contemporanei americani spesso ignoti al pubblico italiano: Charles Reznikoff, Carl Rakosi, George Oppen, Laura Riding.
Trova cosí conferma come sullo sfondo dei temi narrativi di Paul Auster – la solitudine, gli enigmi della vita e della parola – vi sia da sempre una frequentazione sensibile del mondo della poesia. Ma c’è anche dell’altro: un mosaico di particolari che ci rimandano in modo piú diretto – ed elusivo – alla personalità artistica di Auster: il quale nel suo percorso privilegia inevitabilmente figure appartate, autori in bilico fra parola e silenzio, destinati, nel migliore dei casi, a riconoscimenti tardivi. Figure, anche, sovrastate dal fallimento esistenziale, da un senso di perdita e irrimediabilità che si esplicita nella tragedia di Sir Walter Raleigh (che sembra presa dall’Invenzione della solitudine); o nella triste odissea editoriale di un libro di antropologia (che ci riporta ai sofferti anni di Sbarcare il lunario).
Ma L’arte della fame ci mostra anche l’Auster intellettuale di forte impegno civile, pronto a schierarsi contro il fanatismo religioso che ha condannato Salman Rushdie e a denunciare con fermezza le zone d’ombra della civiltà americana: la pena di morte, l’isolamento dei piú deboli. E l’Auster abile giornalista, capace di intrattenerci sui risvolti guerreschi del gioco del calcio come di metterci di fronte al dolore di New York, la sua metropoli ferita dal terrorismo.