Giulio Einaudi editore

Diario

1804-1863
Copertina del libro Diario di Eugène Delacroix
Diario
1804-1863
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Un testo fondamentale per l'estetica, per la storia dell'arte, per la storia della cultura europea del pieno Ottocento; il Diario dell'artista che per Baudelaire era «il pittore piú originale dei tempi antichi e dei tempi moderni».

2002
I millenni
pp. LXX - 1170
€ 135,00
ISBN 9788806162863
A cura di
Traduzione di

Il libro

La prima edizione del Diario di Delacroix tradotto da Lamberto Vitali uscí in tre volumi nei Saggi Einaudi, anno 1954. L’importanza storica di quell’edizione risiedeva senz’altro nella traduzione (la prima integrale) che appassionò e impegnò Vitali fin dagli anni Quaranta, ma nondimeno nel progetto dell’opera, che integrava il Diario vero e proprio con lettere e altri materiali vari dell’artista. Ne risultò un documento assolutamente unico anche rispetto alle edizioni francesi. Riproporre oggi il Diario di Delacroix, con piccoli aggiornamenti rispettosi del lavoro originale di Vitali, significa rimettere in circolazione un testo fondamentale per l’estetica, per la storia dell’arte, per la storia della cultura europea del pieno Ottocento. Delacroix racconta se stesso pittore con lucidità e precisi dettagli sul proprio mestiere: dalle tecniche di esecuzione alle ricette per la preparazione dei colori. Ma le sue pagine hanno poi fortissime accensioni emotive che ci rendono partecipi del suo furore creativo. Quello di Delacroix è anche il diario della vita culturale parigina nel suo massimo splendore, un grande affresco in cui sono ritratti dal vivo scrittori come Victor Hugo, Stendhal, Balzac, Merimée, Sainte-Beuve, Baudelaire. In cui un incontro con Paganini si incastona nel racconto delle serate trascorse con Chopin (Delacroix era intimo amico di George Sand). In cui si dà conto delle rappresentazioni teatrali piú emozionanti o piú chiacchierate (prima di tutto l’opera, grande attore). E poi la politica: le passioni romantiche suscitate dalla guerra di indipendenza della Grecia, la «rivoluzione» del 1830… E poi i viaggi, soprattutto il viaggio in Marocco che trasformò la pittura di Delacroix. Insomma, il libro della vita di un grande artista è anche il libro di un mondo apparentemente lontano ma in realtà strettamente legato al Novecento e alla contemporaneità

«Delacroix, che incontrammo per la prima volta un poco dopo il 1830, era un giovane elegante e delicato, che, una volta veduto, non si poteva dimenticare. Il colorito, d’un pallore olivastro, gli abbondanti capelli neri, che egli conservò tali fino al termine della vita, gli occhi fieri dall’espressione felina, coperti da sopracciglia folte e rialzate all’estremità inferiore, le labbra fini e sottili un po’ chiuse su dei denti magnifici ed ombreggiate da leggeri baffetti, il mento volitivo e potente accusato da piani robusti, gli componevano una fisionomia di una bellezza altera, strana, esotica, quasi inquietante: lo si sarebbe detto un maragià indiano, che avesse ricevuto a Calcutta una perfetta educazione da gentleman e fosse venuto a passeggiare vestito all’europea in mezzo alla civiltà parigina. Quella testa nervosa, espressiva, mobile, scintillava di spirito, di genio e di passione. Dicevano che Delacroix rassomigliava a lord Byron… Nessuno era piú seducente di lui quando voleva darsene la pena. Sapeva raddolcire il carattere fiero e scontroso della sua maschera con un sorriso pieno d’urbanità. Era morbido, vellutato e carezzevole come una di quelle tigri di cui egli eccelleva nel rendere la grazia agile e tremenda».

Théophile Gautier