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Quel che resta di Dio
Le primavere della chiesa non sono mai state precedute da segni premonitori. È accaduto anche stavolta. Le malebolge, dunque, che hanno fatto la chiesa a pezzi erano a modo loro una buona notizia. Erano l'effetto di una depenalizzazione del carrierismo, dell'illusione di trarre forza dalla prepotenza. Ma le cause stavano piú indietro. E piú a fondo.
Il libro
L’entusiasmo attorno alla figura di papa Bergoglio non ha spostato il centro del problema della chiesa cattolica: anzi, lo ha messo ancora piú in evidenza proprio attraverso la dedizione spirituale cosí eloquente e accessibile alla quale il papa s’è dedicato. Nessuno lo diceva: ma alla chiesa non interessava quel che restava dei record del papato globale o delle ermeneutiche usate per usare il papa. Interessava quel che resta di Dio, nel senso «cristiano» del termine: non un lampadario spento nel cielo della morale, ma Colui la cui veglia desta dal sonno. Nel corso dei secoli il fascino di quella domanda e delle risposte che essa suscita è riesploso intatto, dopo secoli orribili, senza avvisaglie che lasciassero intendere il miglioramento di un clima. Le primavere della chiesa infatti arrivano sempre senza segni premonitori. Ecco perché il disastro di un periodo vicino può oggi essere letto come il migliore preannuncio d’una primavera che per qualcuno è già arrivata «della fine del mondo», o forse dalla fine di un mondo che se sarà sfidato non si arrenderà, se sconfitto non sarà rimpianto.