Giulio Einaudi editore

L’abito femminile

Una storia culturale
L’abito femminile
Una storia culturale
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Lo storico Georges Vigarello, uno dei massimi specialisti di storia del corpo e delle sue rappresentazioni, individua i legami sussistenti tra la silhouette femminile e il complesso percorso di emancipazione delle donne, illustrando i codici formali e normativi secondo i quali le diverse epoche disegnavano e realizzavano gli abiti femminili. Perché sempre all'aspetto della donna corrisponde la concezione che il mondo ha di lei.

2018
Saggi
pp. XII - 302
€ 32,00
ISBN 9788806238940
Traduzione di

Il libro

Dal Medioevo a oggi, l’evoluzione dell’abito femminile è intimamente legata al contesto sociale e culturale di ogni epoca. Questo libro – nel quale ampio spazio è lasciato all’iconografia (ricca di dipinti, incisioni e fotografie) – ripercorre una storia fatta di stasi e rivolgimenti, evidenziando come gli elementi caratteristici delle mode siano sempre il sintomo di una sensibilità culturale, sposino una visione del mondo, riflettano l’evoluzione dei costumi e il ruolo della donna nella società.

«Alcuni piccoli cambiamenti hanno inizio proprio nel cuore dell’Impero. Madame Carette, “lettrice” personale dell’imperatrice Eugenia, nel 1864 descrive diffusamente ciò che considera una novità: il “piccolo vestito” indossato dall’imperatrice stessa, con la gonna che aveva voluto piú corta e con meno volant, in occasione di un viaggio sulle Alpi, un tessuto modesto, drappeggi semplici e regolari che raddoppiano gli spessori del fondo. Le turiste inglesi della metà del secolo indossavano già gonne rialzate. La cronista dell’Impero ne individua una sensibile diffusione, che associa al piacere delle passeggiate o, ancora di piú, a una nuova frequentazione della città, dei suoi bazar, del suo traffico, dei suoi trasporti: “Ci si abitua in fretta a questo abbigliamento pratico con il quale, svelte e leggere, si scivola in mezzo alla folla, nei negozi e tra le vetture, senza temere i mille incidenti che provocavano i vestiti fuori misura”. Una “riforma” di questo tipo sarebbe già un segno: quello di una maggiore presenza della donna nello spazio pubblico, di una maggiore frequentazione dei viali, dei grandi magazzini, degli spettacoli, dei caffè, il desiderio di una mobilità e di una praticità rinnovate».

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