Giulio Einaudi editore

Marocco, romanzo

Marocco, romanzo
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Se il Marocco fosse un libro dovrebbe saper raccontare il volto sfuggente di un paese che, con la sua luce abbagliante, si offre all'osservatore sempre di sbieco. Dovrebbe essere un libro nelle cui pagine accomodarsi come nelle stanze più intime di una casa.
Dovrebbe essere un'opera inesauribile, capace di mischiare i generi fino a stordire il lettore, il visitatore, il viaggiatore attento.
Grazie a Tahar Ben Jelloun, il Marocco è un libro.
Da Tangeri a Marrakech, da Casablanca al Rif, il diario di un delicato viaggio sentimentale.

2010
Frontiere
pp. 296
€ 22,00
ISBN 9788806188849

Il libro

«Un paese è ciò che noi siamo nel momento in cui lo visitiamo».

Il Marocco bisogna intuirlo, immaginarlo, fare attenzione ai particolari, è un enigma da sedurre con garbo: per affrontarlo non serve una guida da scorrere distrattamente ma un libro che ci accolga con la stessa ospitalità dei suoi abitanti.
E dato che la vita privata di un paese passa anche per l’immaginario e per le storie che ha ispirato, questo libro dovrebbe essere come un romanzo che ne contiene altri mille – alcuni fedeli alla sua anima, altri splendidamente infedeli.
Sembrerebbe un libro impossibile, eppure è esattamente quello che ha scritto Tahar Ben Jelloun: l’autore di Creatura di sabbia accompagna il lettore verso l’anima più autentica del Marocco, in un itinerario le cui tappe sono le città e i deserti, i ricordi personali e la storia ufficiale, le leggende della sua terra e le tracce lasciate dagli stranieri che l’hanno attraversata.
Si parte da Tangeri («una città abituata all’abbandono, che produce eroi stanchi») – anzi dal suo famoso Café de Paris da dove osservare i tanti viaggiatori, da Ginsberg a Burroughs, da Bowles a Barthes, che come pellegrini vi sono giunti in cerca di piaceri promiscui, di oblio o di un nuovo inizio – per poi proseguire verso Casablanca, Fes, Marrakech, fino ai sentieri meno battuti della Chaouia o a uno sperduto accampamento ai piedi dell’Atlante.
Lo sguardo partecipe e affettuoso di Ben Jelloun non ignora nemmeno le ineguaglianze che ancora feriscono il Marocco, dalla corruzione a tutte quelle cattive abitudini che «si fanno certezze agli occhi di una popolazione che le accetta rassegnata». Perché se è vero «che ci sono paesi che ci incantano e altri che ci maltrattano o che sono una pena per gli occhi e ci danno l’emicrania», è anche vero che molto dipende dalla nostra disposizione ad accogliere quello che ci viene presentato: «L’anima non si dà, non si concede, non svela niente della sua intimità. È in noi o non è».

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