Giulio Einaudi editore

Orbita clandestina

Orbita clandestina
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Ciascuno di noi ha il proprio tempo interiore. Quando parliamo di stagioni, di durata, di intensità, siamo convinti di capirci, ma in realtà «ognuno ha orbite diversissime». Fino a che non arriva qualcosa e qualcuno che ci scaglia fuori da noi stessi, lontano da tutto, agganciati a una traiettoria siderale che non prevede ritorno nei tempi umani.
Quando Dario incontra Gao sono il caso e il bisogno a spingerlo verso una nuova possibilità. Verso una specie d'amore in cui parlare la stessa lingua significa scavalcare la solitudine e addentrarsi nell'esercizio dei sentimenti.
Un romanzo quieto e instancabile come la vita che scorre, dove la scrittura, sensibile e sapiente, torna a essere prima di tutto un modo per capire.

2011
L'Arcipelago Einaudi
pp. 204
€ 13,00
ISBN 9788806204679

Il libro

Dario è un uomo di mezza età, separato, insegnante in congedo perché sta per subire una delicata operazione chirurgica. I due figli, Leonardo e Betta, vanno spesso a trovarlo, distraendolo ogni volta con nuovi racconti, mentre lui si dedica volentieri alla cucina e tenta di dare i giusti consigli. Il padre anziano, affidato alle cure di una badante moldava, non fa altro che parlare di politica.
Sospeso in un limbo di attesa, Dario non vuole soccombere alla paura, un compito che chiama a raccolta tutto l’istinto. Inizia allora a ricercare il piacere a pagamento frequentando annunci su internet; ma ha bisogno di qualcosa di più e di diverso da una semplice prestazione sessuale: uno spazio e un tempo abitabili.
È così che incontra Gao. Lei ha i capelli «castano-rosso all’henné» e non parla italiano. In Cina ha lasciato un figlio adolescente e un marito violento e insoddisfatto che minaccia di raggiungerla al più presto per accampare diritti ormai scaduti.
Tra lei e Dario comincia una relazione che cresce giorno dopo giorno nello stare bene insieme, senza artifici, e senza quella fastidiosa «necessità di fare» che è un male comune a tante storie. Una relazione in cui apprendere una lingua per comunicare significa cimentarsi con i piccoli gesti quotidiani, con il silenzio, la condivisione e la cura. E significa soprattutto scoprire che la diversità non impedisce di provare gioia. Finché non arriva l’ultimo passaggio a rischio.