Giulio Einaudi editore

Chiacchiere di bottega

Uno scrittore, i suoi colleghi e il loro lavoro
Copertina del libro Chiacchiere di bottega di Philip Roth
Chiacchiere di bottega
Uno scrittore, i suoi colleghi e il loro lavoro
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«Roth riesce a carpire ai suoi interlocutori i principî che muovono il loro lavoro e smaschera la vulnerabilità che li rende umani...
Un altro esempio di chiarezza di intenti e di singolare intelligenza».
The New York Times Book Review

2004
ET Saggi
pp. 162
€ 9,00
ISBN 9788806168292
Traduzione di

Il libro

Queste conversazioni, appunti di lettura, ricordi e lettere nascono da occasioni diverse, ma da un’unica voglia di capire. Mosso dall’ammirazione, dalla solidarietà, dalla simpatia, Roth viaggia per l’Europa, gli Stati Uniti e Israele, e incontra scrittori che hanno sollecitato in lui la necessità di «chiacchierare» del proprio e dell’altrui lavoro. A Torino incontra Primo Levi, con cui parla di Olocausto, precisione scientifica ed etica del lavoro ben fatto. A Londra e nel Connecticut affronta con Milan Kundera il tema del totalitarismo, ma anche del destino del romanzo. E poi viaggia fino a Praga per incontrare Ivan Klima, a Londra parla con Edna O’Brien del suo «esilio volontario» dall’Irlanda, a Gerusalemme conversa con un altro sopravvissuto, Aharon Appelfeld, di ebraismo e assimilazione. Occorre dire che la curiosità sfoggiata da Philip Roth in queste pagine non è moneta corrente tra gli scrittori. Raccontando dell’amicizia con Bernard Malamud, per esempio, Roth cita una regola di cortesia non scritta tra i romanzieri che «prende atto di quanta poca sincerità si sarebbe in grado di sopportare dall’altro». Eppure, con alcuni di loro, Roth è pronto a lasciare il centro della scena e a trasformarsi in appassionato intervistatore. E poi ringrazia Mary McCarthy di essere stata «sgradevole», di non avergli taciuto le critiche per il suo ultimo romanzo.