-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
appuntamenti
-
2 maggio 2024
Michele Mari
Milano - L'autore presenta il suo ultimo libro Locus desperatus alle ore 17.00 presso il Gabinetto Vieusseux (Piazza degli Strozzi). In dialogo con Benedetta Centovalli.
Fantasmagonia
«Per fare un fantasma occorrono una vita, un male,
un luogo. Il luogo e il male devono segnare la vita,
fino a renderla inimmaginabile senza di essi.
Il luogo dev'essere circoscritto, con confini precisi;
piú che un luogo, una porzione chiusa di luogo:
preferibilmente una casa».
Mostri, spiriti, ombre e possessioni demoniache:
un esaustivo compendio ultraterreno fa da corollario
a queste storie. Giocando con i generi e con la
tradizione letteraria, Michele Mari ci consegna
un sorprendente ritratto dell'artista da spettro.
Il libro
C’è un demone che si aggira fra queste pagine, ed è quello della letteratura. Che sia esso esplicitamente riconoscibile o si nasconda fra le pieghe del quotidiano, è una presenza fantasmatica con cui ciascun personaggio – e dunque ciascuno di noi, nel corpo a corpo incessante che è la lettura – è costretto a fare i conti. Visioni, trasalimenti o semplici incubi: l’incerto confine tra invenzione e realtà, così come quello tra sonno e veglia, viene costantemente ridisegnato dai racconti che compongono Fantasmagonia, tutti in bilico tra il gioco e la divagazione colta, la fiaba macabra e il pastiche. Così accade di ragionare intorno a Il cielo in una stanza e poi di imbattersi in Omero e Borges, ciechi e in carrozzella, che commentano la finale dei mondiali Grecia-Argentina. Oppure di scoprire perché mai Crapa Pelada, dopo aver cucinato i famosi tortelli, non ne abbia dato nemmeno uno ai suoi fratelli…
Michele Mari torna al racconto, e lo fa chiamando a raccolta tutte le ossessioni che hanno segnato il suo percorso di scrittura: l’infanzia, i mostri, le nevrosi numerologiche e la tassonomia di ogni singolo ricordo. Ma sopra di esse, intorno ad esse, aleggia stavolta una nube spettrale che fa precipitare il lettore – e l’autore stesso – in una dimensione dove le ombre sono destinate ad avere la meglio sui corpi che le proiettano. Ma anche questo cammino richiede un apprendistato, come dice il titolo dell’ultimo racconto: una fantasmagonia. Il candidato fantasma può imparare in diciannove tappe l’arte di «convertire l’annullamento del mondo nell’annullamento di sé, come insegna l’unica scienza esatta in materia: la letteratura». Setacciando con furia catalogatrice le latitudini spaziali e temporali più disparate, Michele Mari dà forma a un progetto in cui il destino di ogni creatura coincide con quello del suo creatore. Fino a scoprire che – mettendo insieme Cecco Angiolieri e il Piccolo Principe, Frankenstein e Kafka, Rimbaud e Pinocchio – nessun essere umano potrà mai sfuggire ai propri fantasmi, perché sin dalla nascita li contiene già tutti quanti dentro di sé.