Giulio Einaudi editore

Come se Dio ci fosse

Religione e libertà nella storia d'Italia
Copertina del libro Come se Dio ci fosse di Maurizio Viroli
Come se Dio ci fosse
Religione e libertà nella storia d'Italia
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La storia della religione della libertà in italia, dalle repubbliche medioevali alla Resistenza antifascista.

2009
Einaudi Storia
pp. XII - 374
€ 32,00
ISBN 9788806196196

Il libro

La religione della libertà ha attraversato la storia d’Italia e ha sostenuto le piú importanti esperienze di emancipazione politica, dalle repubbliche cittadine al Risorgimento e alla Resistenza. Eppure, nonostante sia uno degli aspetti piú validi e originali dell’identità italiana, la storia della religione della libertà non era stata ancora raccontata. Il libro di Viroli offre una nuova ricostruzione del rapporto fra coscienza religiosa e libertà politica, che corregge le interpretazioni della storia del repubblicanesimo. Alla luce di questo studio non è piú possibile ignorare la dimensione religiosa del repubblicanesimo e del liberalismo. Che Benedetto Croce e Luigi Einaudi, i due maestri del liberalismo italiano, fossero concordi nell’indicare nel cristianesimo l’origine della libertà liberale è piú eloquente di qualsiasi considerazione. Del resto, il principio morale forse piú potente della tradizione cristiana è proprio l’idea della rinascita e della resurrezione per via del ritorno ai principî del vivere umano. Idea che ha ispirato profondamente il Rinascimento, il Risorgimento e il Secondo Risorgimento. Cinque secoli fa Niccolò Machiavelli scriveva che l’Italia pare «nata per risuscitare le cose morte». È difficile di questi tempi crederci ancora. Ma quando vi abbiamo creduto siamo rinati nella libertà.

La libertà italiana, nelle repubbliche del tardo Medio Evo, nel Risorgimento e nella lotta antifascista, è stata in primo luogo opera di uomini e donne religiosi. Molti di loro avevano una sincera fede cristiana, spesso lontana o in aperto contrasto con l’insegnamento della Chiesa cattolica. Altri non credevano in alcuna religione rivelata, ma furono credenti, apostoli e talora martiri di altre religioni, che essi chiamarono «religione del dovere» o «religione della libertà». Gli uni e gli altri, quale che fosse il contenuto delle loro convinzioni, furono persone religiose perché vissero la vita come missione, vale a dire come dedizione a un ideale morale: l’ideale della libertà. Il chierico obietterà che vera religione è soltanto quella che afferma, sulla base di una rivelazione, l’esistenza di un Dio trascendente. Qualche laico protesterà che non c’è bisogno di chiamare «religione» la devozione a un ideale morale. Alla critica del chierico è facile rispondere che il suo argomento è arrogante e irrilevante: arrogante perché pretende di dire a chi ha vissuto per la religione del dovere o per la religione della libertà che la sua non è vera religione; irrilevante perché la sua protesta non cambia il dato storico che ci furono in Italia uomini e donne che vissero secondo quelle religioni che egli considera non vere. Analoga risposta vale per il laico poco avveduto: è un fatto storico che ci furono persone che si sentirono religiose perché vissero con devozione assoluta l’ideale morale della libertà. Liberissimo il laico di chiamare morale quello che essi vissero come religione. Ma è tesi, come quella del chierico, arrogante e irrilevante.