Giulio Einaudi editore

Lo smemorato di Collegno

Storia italiana di un'identità contesa
Copertina del libro Lo smemorato di Collegno di Lisa Roscioni
Lo smemorato di Collegno
Storia italiana di un'identità contesa
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Una storia che divise l'italia agli esordi del fascismo al potere. il primo caso di giustizia-spettacolo, sullo sfondo di un regime in costruzione e di una nazione alle prese con i nuovi riti della società di massa.

2007
Einaudi Storia
pp. XXIV - 294
€ 26,50
ISBN 9788806186043

Il libro

6 febbraio 1927. La «Domenica del Corriere» pubblica, sotto il titolo Chi lo conosce?, la fotografia di uno sconosciuto colpito da amnesia e ricoverato da un anno nel manicomio di Collegno, vicino a Torino, dando inizio cosí a un clamoroso caso giudiziario che per anni avrebbe appassionato e diviso l’opinione pubblica italiana. Due famiglie si contendevano il misterioso individuo, credendo ciascuna di riconoscervi un congiunto scomparso. Chi era veramente? Il professor Giulio Canella, valoroso ufficiale disperso nella Grande Guerra, o l’ex tipografo Mario Bruneri, condannato piú volte per truffa e latitante? Lisa Roscioni ricostruisce il caso dello smemorato di Collegno per la prima volta nella sua interezza, grazie anche ad un’ampia documentazione inedita. Ma soprattutto svela il senso che quella vicenda ci racconta ancora oggi sull’Italia di allora, sulle ansie e i conflitti che attraversavano un intero Paese, la sua opinione pubblica e un regime in costruzione.

A rendere clamoroso il caso dello smemorato di Collegno contribuirono sia la stampa sia l’opinione pubblica. Una vicenda privata si trasformò rapidamente in un fenomeno collettivo che vide coinvolte aree sempre piú ampie della società, della politica e delle istituzioni. La storia fu subito costruita in funzione di miti e modelli culturali profondamente radicati nell’immaginario popolare: dal topos degli sposi perduti e ritrovati a quello dell’impostura e dello scambio di persona. I precedenti storici e letterari furono evocati con precisione: dall’Ulisse di Omero a Martin Guerre, al colonnello Chabert di Balzac. Il caso ispirò romanzieri, poeti e drammaturghi, tra cui Pirandello e un inedito Eduardo De Filippo. Ai richiami letterari si saldarono questioni allora di scottante attualità, come il dramma dei dispersi della Grande Guerra. Che cosa definiva l’identità di un individuo? Poteva essere dimostrata attraverso prove scientifiche? Era invariabile nel tempo oppure poteva essere costruita ad arte o scambiata? La tensione che scaturiva da queste domande rifletteva i conflitti e le ansie dell’epoca. Ma la vicenda si rivela ancora oggi un campo d’indagine straordinariamente utile per comprendere le suggestioni – sociali, cronachistiche e letterarie – che contribuivano a formare l’opinione pubblica nell’Italia del fascismo al potere. Ma anche un punto d’osservazione sui confini che dividevano la sfera pubblica dalla vita privata nei primi anni di un regime impegnato a ridefinire l’identità nazionale degli italiani.