Giulio Einaudi editore

Nella belletta i giunchi hanno l'odore
delle persiche mézze e delle rose
passe, del miele guasto e della morte.

Or tutta la palude è come un fiore
lutulento che il sol d'agosto cuoce,
con non so che dolcigna afa di morte.

Ammutisce la rana, se m'appresso.
Le bolle d'aria salgono in silenzio.

2010
Collezione di poesia
pp. 495
€ 18,00
ISBN 9788806203245
A cura di
Introduzione a cura di

Il libro

Il fascino di Alcione (riproposto qui nell’edizione originale del 1904) aumenta paradossalmente man mano che se ne scoprono le fonti culturali e i risvolti formali: sistemando il quadro dei fitti echi letterari emerge un florilegio di riferimenti ai classici greci e latini e ai moderni scrittori europei. Con abilità da alchimista D’Annunzio sa ricavare dalla materia verbale delle fonti combinazioni originali e personalissime, come nella Sera fiesolana e nella Pioggia nel pineto. Ma Alcione è anche un poema organico che, mentre descrive un’estate marina, racconta ben altro: il viaggio del poeta in una patria dell’anima, dove la Versilia si trasforma in un’Ellade popolata di fauni e di ninfe, un Eden perduto di cui resta solo la struggente nostalgia.
Come viene analiticamente evidenziato nel saggio introduttivo di Pietro Gibellini, Alcione è il libro con cui ha fatto i conti tutta la poesia italiana del Novecento: dalle imitazioni alle parodie, dalle citazioni esplicite ai riferimenti sotterranei, è una specie di totem intorno al quale tutti hanno trovato quello che cercavano, per liberarsi dalla tradizione o per colloquiare con essa. Spesso si parla, perlopiù a sproposito, di libri «imprescindibili»: Alcione lo è stato quant’altri mai, e forse lo è ancora.

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