-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
Delitto e castigo
Le grandi traduzioni
«I testi originali sono un po' come le partiture musicali;
le traduzioni sono un po' come le esecuzioni e gli adattamenti
di ciò che senza di esse tace».
Javier Marías
***
«Non solo Dostoevskij ha prefigurato Nietzsche e tutta
la cultura nietzschiana, non solo ha prefigurato Kafka,
cioè almeno metà della letteratura del Novecento [...]
ma addirittura ha prefigurato, precorso, preteso Freud.
A meno che egli non sapesse già tutto ciò che Freud
avrebbe scoperto. [...] Ciò mi riempie di una sconfinata
ammirazione, pari almeno a quella che sento per la
impareggiabile "sceneggiatura" del romanzo».
Pier Paolo Pasolini
Il libro
***
Delitto e castigo, per molti il capolavoro di Dostoevskij, nasce nel 1865, uno degli anni piú critici dell’esistenza sempre travagliata del suo autore. Colpito da gravi lutti (la morte della prima moglie e del fratello), travolto dal fallimento della rivista «Epocha» e sommerso dai debiti, Dostoevskij fugge all’estero, dove perde nuovamente al gioco. Ma intanto concepisce un nuovo progetto letterario, «il resoconto psicologico di un delitto», che sottopone all’editore Katkov per la rivista «Russkij Vestnik». Qui il romanzo uscirà, a puntate, dal gennaio al dicembre del 1866. Il progetto iniziale di una «confessione» in prima persona, secondo il modello delle Memorie del sottosuolo, si trasforma accogliendo altre voci, si articola e si amplia inglobando un’idea precedente, quella di un romanzo sociale sulla piaga dell’alcolismo che doveva intitolarsi Gli ubriaconi. Cosí la storia dell’alcolizzato Marmeladov e della sua sventurata famiglia s’intreccia con la vicenda di Raskol’nikov, il giovane che uccide per un’idea, per affermare la propria libertà e la propria superiorità sugli uomini comuni e la loro morale. Perché se può servire a salvare la vita propria e altrui, se il gesto può andare a beneficio di tutta l’umanità, è davvero un delitto eliminare una vecchia strozzina, stupida e cattiva, non un essere umano ma un insetto dannoso, un pidocchio?
Una volta compiuto l’omicidio, tuttavia, Raskol’nikov si scopre governato non già dalla logica, ma dal caso, dalla malattia, dall’irrazionale che affiora nei sogni e negli impulsi autodistruttivi, dalla sensazione angosciosa di essersi irrimediabilmente escluso, estraniato dalla comunità dei suoi simili. Nei suoi allucinati vagabondaggi, percorre una Pietroburgo afosa e opprimente, una città-incubo popolata da reietti, da carnefici e vittime con cui è costretto a scontrarsi e a dialogare. E a fargli intravedere una via d’uscita sono proprio gli incontri con portatori di idee diverse, soprattutto l’intelligente investigatore Porfirij, convinto della possibilità della salvezza attraverso la sofferenza, e Sonja, la timida prostituta che crede nel messaggio evangelico.