Giulio Einaudi editore

La virtù crudele

Filosofia e storia della sincerità
Copertina del libro La virtù crudele di Andrea Tagliapietra
La virtù crudele
Filosofia e storia della sincerità
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L'esser sincero implica, infatti, quella particolare forma di eccesso che spinge l'uomo verso la verità non come «desiderio di sapere», ma come «volontà di essere».

2003
Biblioteca Einaudi
pp. XVI - 506
€ 22,00
ISBN 9788806166960

Il libro

«Ti dirò tutta la verità, senza nasconderti nulla» è, spesso, nell’infinito gioco delle conversazioni umane, la frase che introduce i discorsi più crudeli. Ma anche l’esortazione incalzante a «dire la verità», che l’inquisitore ingiunge all’inquisito, sembra affondare, affilata come la lama di un bisturi, nel corpo dell’interrogato, per mettere a nudo tutto ciò che vi si nasconde. La sincerità, nella storia della nostra cultura, dalla filosofia al teatro, dalle arti figurative, alla poesia e al romanzo, fino agli infiniti intrecci della quotidianità, è una virtù ambigua, perché la verità, che essa afferma di servire, non sempre pare accordarsi con l’amore, con il bene, con il rispetto per gli altri e con il valore stesso della vita. Ma, inrealtà, che cosa significa essere sinceri? Per un’antica e duratura tradizione di pensiero la sincerità appare come la virtù morale che prescrive il rapporto dell’uomo con la verità nelle parole e nelle azioni. Tuttavia, nella storia delle idee, la sincerità acquista rilievo soprattutto con lo sviluppo moderno della soggettività e con l’accentuazione del ruolo dell’individuo in relazione al mondo e alla società. Essa, allora, è qualcosa di più che una semplice virtù morale. La sincerità è, infatti, il modo di essere dell’individuo, la via sentimentale e sociale con cui egli afferma la sua singolarità, la sua unicità, la sua autenticità.

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