Giulio Einaudi editore

Elena Varvello «Solo un ragazzo»

«La perdita viene sempre associata alla sofferenza ma per me è importante che ad essa si affianchi la possibilità di vedere luci che si accendono».
Elena Varvello a «La Stampa»

Elena Varvello

«Come ad Elizabeth Strout, con cui condivide la scrittura perfetta e il coraggio di portare a galla i pensieri e le miserie che ciascuno relega in fondo a sé e di affidarli ai suoi protagonisti, il procedere della narrazione per punti di vista, per quadri che paiono racconti, anche ad Elena Varvello non interessano le storie di famiglie felici, ma la sofferenza senza sconti di persone normali. Ci costringe a guardare sotto quel cappuccio, a tenerci in bilico sul confine sottile che corre tra ribellione, trasgressione e punto di non ritorno».
Elena Masuelli, «Tuttolibri – La Stampa»


Una famiglia che si crede fortunata. Un padre insegnante, che ogni giorno ha a che fare con i giovani; una madre infermiera, abituata a prendersi cura degli altri. Hanno due figlie e desiderano un maschio, che finalmente arriva. Tutto va per il meglio.

È attraversando l'età oscura dell'adolescenza, però, che il figlio, questo ragazzo all’apparenza senza nome, buono e gentile eppure sfuggente, nascosto dal cappuccio di una felpa, inizia a commettere infrazioni via via sempre più gravi. Nel suo rifugio, una capanna tra gli alberi, sembra condurre una vita segreta. È un giovane eremita, il ragazzo dei boschi. Soltanto timido, soltanto solitario. Oppure no? Fino a una notte d’estate del 1989, la notte in cui accade l’impensabile e che travolgerà ogni cosa.

«L’abilità di Varvello sta nel non indulgere in moralismi o spiegazioni gnomiche ma nel presentare l’esistenza del suo protagonista, i suoi gesti e le sue parole, dove la rabbia si mescola ad una tenerezza e a disperazione che non ha pari» (Demetrio Paolin, «la Lettura – Corriere della Sera»).

Il trauma della scoperta, azioni indecifrabili stigmatizzate dalla comunità, le infinite possibili risposte alla domanda: “Chi sei?”, la vergogna e il senso di colpa lacerano la madre, il padre e le sorelle. Sapranno ritrovarsi, e trovare la pace? E lui, il ragazzo, quale mistero incarna? «Elena Varvello sa leggere (e raccontare) le vite degli altri. È capace di muoversi fra le zone grigie e i non detti, di dare forma alle inquietudini, ai dolori che si annidano nelle famiglie. Ne coglie l'istante in cui qualcosa, in modo inaspettato e irreparabile, si spezza, senza che nessuno possa fare niente» (Elena Masuelli, «Tuttolibri – La Stampa»).

Elena Varvello ha avuto il coraggio di entrare nel dolore più grande, quello che non ha scampo Annalena Benini, «Il Foglio»

«Accettare la sofferenza altrui significa prima di tutto soffrirne, e in questo romanzo la narratrice soffre, ma con una scrittura limpida e alta che solleva tutti i protagonisti, anche dentro la piccolezza delle azioni, la miseria dei caduti. Non era "solo un ragazzo", questa è la risposta. Nessuno lo è» (Annalena Benini, «Il Foglio»).

Il tema è incandescente e misterioso: il vuoto di un figlio che non ha mai trovato il proprio posto nel mondo.

Il libro
  • Elena Varvello

    Solo un ragazzo

    2020
    Tutta la verità. Ma obliqua. Intraducibile Emily Dickinson, se non con nuove figure, nuove immagini, una nuova storia. È quello che fa Elena Varvello con Solo un ragazzo, che a sua volta è la risposta semplice e assoluta a una domanda che urge per tutto...